La pianta del mese: Arum italicum Mill.

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Seduzione Repulsione tra le piante dell’Orto botanico

La mostra itinerante  ‘Seduzione Repulsione – Quello che le piante non dicono’, dedicata  ai complessi meccanismi di seduzione e repulsione a fini riproduttivi e di sopravvivenza, messi in atto dal mondo vegetale, ha destato molta curiosità e interesse nel pubblico. Ospitata presso la Sala Viscontea fino al 31 gennaio, ne proponiamo un’ideale continuazione presentando una pianta della nostra Collezione vivente. Si tratta dell’Arum italicum Mill. che potrete osservare alla riapertura di marzo nella sezione di Città Alta dell’Orto Botanico di Bergamo ‘Lorenzo Rota’. 
Mill. sta per Miller, il botanico che per primo lo descrisse nel 1768.

In controtendenza

Arum_italicum_DSCN9233Prima di svelare la strategia seduttiva dell’Arum italicum, uno sguardo a una caratteristica singolare.
Le sue foglie hanno un comportamento “non convenzionale” per gli standard a cui comunemente siamo abituati: spuntano in autunno e durano tutto l’inverno per scomparire a primavera. Ecco perché una tecnica di giardinaggio abbastanza diffusa è quella di alternare lArum italicum con l’Hosta (altra pianta presente nell’Orto Botanico): quando le foglie dellHosta muoiono in autunno, inizia il ciclo dell’Arum italicum
A partire da marzo e fino a maggio le foglie lasciano il posto all’infiorescenza, una spiga carnosa chiamata “spadice”, avvolta dalla caratteristica “spata” ovvero una foglia modificata di colore bianco. Dopo l’impollinazione maturano i frutti, delle bacche rosse disposte su un asse centrale. Tutta la pianta è tossica anche se tali principi sono termolabili. Per questo dal suo rizoma, ricco in amido, si otteneva un tempo la cosiddetta Tapioca di Portland. Noto comunemente come gigaro chiaro o calla selvatica, i nomi pan di serpe ed erba biscia potrebbero in qualche modo riferirsi alla sua tossicità.
Il medico naturalista Lorenzo Rota, cui è dedicato l’Orto Botanico di Bergamo, nel suo Prospetto della flora della Provincia di Bergamo del 1853 (ultima pubblicazione nel 2012), segnalava presente l’Arum italicum nelle vigne, tra le siepi del piano e dei monti, mentre lArum maculatum L. nei luoghi ombrosi a Carenno e Adrara.

Questione di gusti quando… “a qualcuno piace caldo”

Parafrasando un noto film, si potrebbe dire che…  “a qualche insetto piace caldo”. Come altre piante della sua famiglia, le Araceae, l’Arum italicum seduce gli insetti con l’odore. Così come il gigaro mangiamosche (Helicodiceros muscivorus), illustrato nella mostra Seduzione Repulsione, attira le mosche con un penetrante odore di carogna per favorire l’impollinazione, anche l’infiorescenza dell’Arum italicum Mill. emana un odore che pur essendo sgradevole, risulta invece particolarmente gradito ai ditteri. Tutto questo accade perché, attraverso un complesso sistema di termoregolazione, l’appendice dello spadice si riscalda a fasi alterne nel periodo della fioritura, aumentando la volatilità degli odori che servono da richiamo per gli insetti.

Paese che vai… infestante che trovi

Per la Regione Lombardia l’Arum italicum Mill. subsp. italicum rientra nella categoria C2 cioè tra le specie di flora spontanea con raccolta regolamentata mentre un altro Arum, il maculatum L., rientra nella categoria C1 cioè tra le specie di flora spontanea protetta in modo rigoroso. Ben diversa la situazione oltre oceano, dove, ad esempio, nello Stato di Washington, l’Arum italicum è considerato pianta infestante dal Noxious Weed Control Board, cioè appunto l’organo di controllo delle infestanti.

Ditelo con i fiori

L’Ara Pacis a Roma è una delle sculture più significative del primo periodo imperiale. Il suo significato allegorico di benessere, prosperità e pace viene trasmesso anche con il simbolismo delle circa novanta specie vegetali rappresentate, tra cui appunto l’Arum italicum, una delle piante più ricorrenti nel monumento, dal valore scaramantico e già dall’antichità simbolo augurale di fertilità. DSCN0558_prova_arum_2_l